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Achille Funi, il futurista indipendente

Tra gli esponenti più prolifici del movimento futurista e figura fondamentale nel panorama artistico del Novecento, Achille Funi è oggi oggetto di una rinnovata attenzione. In questo articolo conosceremo il suo percorso formativo, gli elementi fondanti della sua attività artistica, e come ottenere una quotazione per chi fosse interessato alla vendita opere d’arte Milano.


 

Achille Funi: biografia e formazione

Avviato alla carriera artistica sin dalla giovinezza, Achille Funi frequentò dapprima la scuola di belle arti, e successivamente l’Accademia di Brera, istituzione con la quale il legame rimarrà sempre saldo, e che offrirà al pittore, ormai in età matura, la cattedra di affresco.
Fu proprio a Milano che, nel 1914, Funi aderì pubblicamente al movimento futurista, con la partecipazione alla mostra Nuove Tendenze, dove espose ben nove opere. La mostra, organizzata dal critico e artista Nebbia, e nata come opportunità per rendere l’avanguardia futurista più vicina al pubblico mediante un approccio semplificato, costituì in realtà uno snodo fondamentale per il movimento stesso, che in quella sede rivelò la sua essenza più eclettica, composta di individualità dai tratti e dalle tecniche soggettivi e spesso assai diversi tra loro.
Achille Funi costituisce un esempio fulgido dell’eterogeneità del movimento futurista, in cui si inserì con una rilettura del cubismo in chiave dinamica, destrutturandone il costruttivismo in aperta critica all’arte di fine 800’ che, a sua opinione, aveva abbandonato del tutto i “valori plastici e ritmici”.
La visione del futurismo di Achille Funi è, per tale ragione, rappresentata dalla destrutturazione, con volumi e forme che vengono scomposti e allo stesso tempo restituiscono un’idea di movimento, di costante dinamismo in cui si evince anche la mutua influenza con Boccioni, che non a caso dedicherà ad Achille Funi una monografia e lo definirà “uno dei maggiori campioni della pittura italiana d’avanguardia”.
Con una poetica che mostra una passione ambivalente – da un lato, la velocità e i colori quasi violenti del futurismo, dall’altro le forme picassiane – Funi si discosta anche dalla tendenza alla dissacrazione del futurismo, che nella sua arte assume una posizione assai più aperta nei confronti del realismo.

Achille Funi e il Secondo Futurismo del dopoguerra

Estremamente personale e caratterizzata da una visione indipendente e soggettiva fu anche la visione di Funi del Secondo Movimento Futurista. Dopo la fine del primo conflitto mondiale, in cui il pittore aveva combattuto nel battaglione Lombardo Volontari Ciclisti insieme a Boccioni, Marinetti e altri esponenti del
movimento, Funi fece ritorno a Milano e firmò il manifesto Contro tutti i ritorni in pittura, aderendo formalmente al secondo movimento del futurismo.
Proposito del Secondo Movimento Futurista era quello di portare il dinamismo e la velocità della poetica futurista nella vita quotidiana, andando a influenzare il design sino a ricreare l’ambiente dell’uomo futurista e, obiettivo dichiarato, destrutturare e ricostruire l’intero universo. Come detto, tuttavia, anche in quest’ambito l’artista non abbandonò il suo tratto personale, offrendo anche alla produzione realizzata nell’ambito dell’adesione al secondo movimento una poetica che sintetizzava, nel dinamismo tipico futurista, anche elementi di altre correnti.
Tra queste, in particolare, è possibile rintracciare nelle opere di Achille Funi i volumi propri del cubismo, nonché una tendenza cromatica più vicina al fauvismo che al futurismo stesso, che pure della cromaticità aveva fatto uno dei suoi tratti distintivi.

Achille Funi dal Gruppo Novecento alla pittura monumentale

Successivamente, furono proprio queste ultime influenze a prevalere, con l’adesione al gruppo Novecento che si proponeva un recupero della classicità italiana, sebbene rivisitata alla luce delle esperienze avanguardistiche. Appartengono a questo periodo le opere raffiguranti nature morte, ritratti, e figure femminili, che offrono una panoramica più che esaustiva di quella tendenza degli anni 20’ di mettere la figura umana – da riscoprire e di cui trovare un nuovo linguaggio – al centro dell’opera.
L’esperienza di Funi con il gruppo Novecento si concluse nel 1930, quando l’artista si presentò alla Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma insieme ad altri artisti come “Scuola di Milano”. Appartengono a questi anni le opere di pittura monumentale, come gli affreschi eseguiti al Teatro Manzoni e alla Triennale di Milano. Quest’ultima, in particolare, gli valse anche la cattedra di affresco all’Accademia di Brera, dove continuerà ad insegnare, fatta salva una breve interruzione, sino alla fine della sua vita.

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